
22 Set Cosa fare quando non riesci a realizzare un obiettivo
Stabilire gli obiettivi serve ad orientarci nella vita, ad incanalare le nostre energie verso traguardi che sono in linea con i nostri valori e con il tipo di persona che vorremmo essere.
Tuttavia a volte accade che non riusciamo a realizzarli.
Questo è un argomento di cui non si parla spesso, in quanto può portare con sé dolore o sofferenza e nella nostra società si tende ad evitare di parlare di queste emozioni.
Abbiamo difficoltà ad incontrare la tristezza, la frustrazione o delusione, in noi stessi e negli altri. Cerchiamo di distrarci, di parlare di altro, di trovare rifugio in palliativi per riprendere un atteggiamento positivo.
Tuttavia ignorare queste emozioni può portare ad altrettanta sofferenza, sebbene non espressa: un disagio di fondo che spesso traspare attraverso un atteggiamento demotivato o addirittura cinico, verso la vita o verso il perseguimento dei nostri sogni.
Quante persone oggi non vogliono più impegnarsi? Non vogliono impegni soprattutto nei rapporti affettivi, né perseguono la realizzazione lavorativa, accontentandosi del minimo indispensabile per sopravvivere. Tali atteggiamenti sono spesso il risultato di delusioni e sofferenze, nascoste “sotto il cuscino”!
Cosa fare allora in questi casi?
Ecco 5 importanti passaggi per affrontare il mancato raggiungimento di un obiettivo.
- Restare in contatto con le emozioni che ci arrivano. Percepire la ferita del rifiuto
La progettualità è il tentativo di trasformare il desiderio, il sogno, in un qualcosa di reale. Il desiderio può essere rivolto verso una persona, una cosa (un lavoro, un progetto ecc) o un’idea.
Quando un desiderio così forte non riesce a realizzarsi, resta compresso dentro di noi. La compressione dell’emotività crea disagi in quanto non riusciamo ad espanderci, ad allargare le nostre potenzialità verso lo sfogo ambito, ovvero verso l’oggetto d’amore.
I disagi possono tradursi in senso di frustrazione, ansia, tristezza in quanto l’oggetto del desiderio in sostanza “ci rifiuta”.
Per molti il rifiuto corrisponde ad una piccola morte, in quanto coinvolge l’essenza stessa della persona. Pensiamo a quando siamo segretamente innamorati di qualcuno che non ricambia il nostro amore. La delusione può essere davvero cocente.
Personalmente quando ho vissuto l’allontanamento da persone che amavo ho avvertito dentro di me una sofferenza fisica, atroce, come se mi tagliassero un braccio o mi estraessero le viscere. Si dice che quando condividiamo la vita con una persona si formano, a livello dei rispettivi “corpi sottili”, dei legami energetici paragonabili a tanti fili d’oro o anche di piombo, quando i rapporti sono conflittuali. La separazione comporta uno strappo, a livello energetico, di tutti quei fili per cui la sofferenza è davvero reale e fisica.
Restare al buio, a riposo, piangere per un po’, è necessario e salutare. Le lacrime poi hanno un potere alchemico, in grado di trasformare il dolore in nuova energia. La ferita ci trasporta nell’infero come Persefone o lo stesso Dante e veniamo fuori con nuove consapevolezze e maggiori strumenti per comprendere la natura umana, la nostra natura.
Più spesso invece, decidiamo di essere duri, diamo agli altri tutta la responsabilità della nostra sofferenza e ci ripromettiamo che nessuno ci farà mai più soffrire così. Indossiamo la corazza per nascondere i sentimenti ma non ci accorgiamo che restiamo emotivamente bloccati.
- Superare il blocco emotivo. Sperimentare l’accettazione
La compressione del desiderio può trasformarsi in un blocco che finisce per limitare la nostra libertà di perseguire l’autorealizzazione.
Nasce la paura di dover sperimentare nuovamente la delusione, la sofferenza, così evitiamo di “provarci ancora”, di continuare a perseguire i nostri sogni. Se anche questo non avviene in maniera consapevole, può dare origine a varie forme di autosabotaggio.
Come liberarci allora dai blocchi emotivi?
Ci viene in aiuto in questo caso l’emozione dell’accettazione. L’accettazione è una delle emozioni primarie, una sfumatura della fiducia che possiamo avere negli eventi che ci capitano. Afferisce alla capacità di lasciar andare ciò che si ama invece di trattenerlo o possederlo, rinunciare al controllo e aprirsi alla possibilità che la vita abbia diversi progetti per noi, oppure infine cambiare la prospettiva sulle modalità di realizzazione di un determinato fine.
Per sviluppare fiducia ed accettazione dobbiamo aprirci alla possibilità di credere che l’Universo ci ama.
Dobbiamo considerare l’Universo o Dio o qualsiasi cosa in cui crediamo, come un genitore amorevole che vuole che realizziamo la nostra missione, il nostro scopo di vita. E se ci pone una sfida è per farci sviluppare le capacità di affrontarla.
Non giudico negativamente la paura, in quanto può essere molto utile per tenerci al sicuro. Tuttavia nella zona di comfort cui ci sentiamo al sicuro, poi non succede niente di nuovo. E può non accadere nulla per molto, molto tempo. Allora arriva l’ansia o qualche altro fastidio di cui non comprendiamo la causa.
Prendiamo ferma risoluzione di essere all’altezza degli eventi che ci accadono, impariamo a dialogare con loro per comprendere quale messaggio hanno per noi. Spesso un dono impacchettato in una difficoltà.
- Impariamo a comunicare cosa proviamo. Diamo un nome alle emozioni
Se osserviamo la ruota delle emozioni elaborata dallo psicologo Plutchik. Possiamo cercare di identificare con maggior dettaglio possibile come ci sentiamo, quale emozione proviamo.
Le emozioni primarie possono essere ricondotte a quattro coppie:
rabbia – paura;
gioia – dolore;
attesa – sorpresa;
accettazione – disgusto.
- Comprendere e comunicare le emozioni Raccontare la nostra storia
La consapevolezza delle nostre emozioni, saper dare un nome a ciò che sentiamo ci aiuta a comunicare meglio con noi stessi e con gli altri. Possiamo parlarne, possiamo raccontarci.
Smettiamo di sentirci vittime degli eventi. “Perché proprio a me?”, “Forse sono io che non vado bene così come sono?”
Abbiamo bisogno di comprendere e possiamo ricadere in analisi inconcludenti o in deduzioni errate.
Quando comprendiamo i sentimenti, si accende una luce di consapevolezza su ciò che ci accade dentro “Finalmente ho capito!!!!” Possiamo raccontarci agli altri, scoprire che non siamo i soli ad aver vissuto certi eventi, ad aver sofferto. Siamo più onesti, autentici, empatici, tolleranti e infine sereni.
Solo allora si possono accettare anche le fragilità, le ferite, le mancanze. E si rafforza la fiducia in se stessi e nell’Universo, accogliendo la nostra umanità.
5. Decidere cosa fare con quell’obiettivo. Continuare a perseguirlo aggiustando il tiro o lasciarlo andare definitivamente?
Verifica se l’obiettivo che avevi è un obiettivo della tua anima, se è ancora valido per te, magari da perseguire in modo diverso o con altre persone.
Se lo vuoi ancora, non arrenderti, magari puoi decidere di darti un tempo, una scadenza se vuoi.
Altrimenti lascialo andare come si fa con un innamorato, consapevole che è stato con te per una parte della vita e ti ha lasciato più ricco di esperienza.
Se invece pensi aver bisogno di un supporto per decidere se continuare a meno o per superare il momento di distacco, puoi scrivere all’indirizzo info@emmalabruna.it, avrai la possibilità di una sessione di coaching telefonica gratuita di 30 minuti con me.
La vita è un’avventura. Vivila!
Emma